Borsalino: il 4 aprile 1857 Giuseppe Borsalino avvia ad Alessandria, una cittadina del nord Italia, un piccolo laboratorio di cappelli destinato a entrare nella storia. Nel 1900 Borsalino riceve il Grand Prix all’Esposizione Universale di Parigi, un importante riconoscimento alla qualità dei suoi cappelli che diffonde la fama del marchio in tutto il mondo. Nel 1925 viene inaugurata la prima boutique Borsalino ad Alessandria.

Il cinema hollywoodiano adotta i cappelli Borsalino come oggetti di culto. Il legame con mondo del cinema è destinato a durare a lungo. Un fotogramma su tutti: Humphrey Bogart e Ingrid Bergman nell’indimenticabile scena finale di Casablanca.
Oltre a Bogart e alla Bergman in Casablanca, indossano un Borsalino Jean-Paul Belmondo in Fino all’ultimo respiro (Jean-Luc Godard, 1960) e Marcello Mastroianni in 81⁄2 (Federico Fellini, 1963).

Nel 1970 Borsalino è il primo marchio di lusso a concedere l’uso del proprio nome a una pellicola cinematografica di Jacques Deray con Alain Delon e Jean-Paul Belmondo. Il film è un successo planetario.
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Riccardo Dolci, addetto vendite da quattordici anni presso la boutique di Alessandria dice: “Viviamo un momento particolare con un virus che sta mettendo a dura prova tutto il mondo. Borsalino ha seguito fin dall’inizio le direttive governative, come tutte le aziende italiane. Oggi ripartiamo confidando nei valori della nostra storia. In oltre 160 anni Borsalino ha attraversato due guerre mondiali e diverse crisi, ma ha superato ogni difficoltà perché è sempre rimasta fedele al suo DNA: produrre i cappelli più belli del mondo”.

Ogni azienda, alla luce di ciò che sta succedendo, deve ripensare il proprio modo di lavorare. Afferma Riccardo Dolci: “Parlando di ciò che mi riguarda più da vicino, e cioè il punto vendita fisico, credo che questa situazione stia accelerando un processo già in atto: il digitale prenderà definitivamente il sopravvento per ciò che riguarda le vendite, mentre le boutique si trasformeranno in qualcosa di diverso. Diventeranno sempre di più dei luoghi d’incontro, dove il cliente potrà ‘respirare’ la storia di un marchio e i suoi valori. Saranno spazi speciali dove vivere emozioni svincolate dalla vendita”.
La storia di Borsalino è indissolubilmente legata alla città di Alessandria dove, da oltre 160 anni, ha sede la manifattura. Il legame con le origini è una risorsa importantissima per l’azienda che sta cercando di contribuire alla valorizzazione di un territorio troppo spesso sottovalutato. In stretta collaborazione con il Comune di Alessandria, si lavora alla realizzazione del nuovo Borsalino Museum che, nella storica sede di corso Cento Cannoni, diverrà una tappa turistica imprescindibile: ci saranno oltre 2.000 cappelli esposti e percorsi multimediali studiati per raccontare da molteplici punti di vista la storia dell’azienda e quella della città. Riccardo Dolci racconta: “Tra le tante attività di promozione del territorio, ce ne sarà una che mi coinvolge direttamente: un itinerario speciale includerà, oltre alle visite al museo e alla manifattura di Spinetta Marengo, una tappa alla storica boutique di corso Roma, che dirigo da 14 anni e dove mi auguro di accogliere moltissimi turisti”.

A fine Ottocento Borsalino è stata una delle prime aziende italiane ad affermarsi in tutto il mondo, quando ancora non esistevano politiche commerciali basate sulla firma del prodotto, né tantomeno esisteva il concetto di Made in Italy. Oggi come allora per produrre un Borsalino sono necessarie 7 settimane di lavorazione e più di 50 passaggi manuali: ogni cappello è un esemplare unico. L’auspicio di Riccardo Dolci: “Credo che, superato questo momento di emergenza, la gente tornerà ad apprezzare la concretezza, la credibilita e la creatività del lavoro artigianale, che sono i valori fondanti del Made in Italy”.

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Illustrazione a fondo pagina: © Violetta Pouedras
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