#IOPARTOSOLA: ANNA CHIARA RUBINO

In foto: Anna Chiara Rubino, @iopartosola

Fotografa, intrepida viaggiatrice, sognatrice. Determinata. Grande cuore. Una nuova amicizia nata “in rete” ma che profuma già di candido gelsomino.

#iopartosola è un modo di viaggiare, un approcciarsi all’altro e al diverso, che sbaraglia. Un’avventura triennale iniziata in Asia e che terminerà in America latina. Penso che lo zoccolo duro alla base di questa progettualità sia il coraggio. Il coraggio di una donna che viaggia sola, ma non è mai sola. Il coraggio di incontrare il diverso da sé, ma che è semplicemente differente. Il coraggio di osare e andare contro ai pregiudizi, il coraggio di amare sconfinatamente ciò che si fa. Viaggiare per riscoprire sé stessi, viaggiare per rieducarsi alla vita.

Anna Chiara, @iopartosola, è la prima viaggiatrice solitaria che risponde alle domande del mio nuovo progetto: una serie di interviste a donne travelblogger, con cadenza mensile, in viaggio anche da sole. Strano? Direi di no. E’ solo la nostra mentalità ad essere bizzarra.

Questo mio progetto “DONNE, VIAGGIATRICI SOLITARIE” nasce dalla voglia di mettere al centro dell’attenzione l’indipendenza e l’intraprendenza femminili. Mi diverte che a idearla sia stato io, un uomo.

Sono un grande appassionato di viaggio e su Instagram seguo molti viaggiatori seriali e non ma Anna Chiara mi ha colpito da subito. Quando l’ho contattata proponendole l’intervista pensavo mi avrebbe riso in faccia. Ma lei no: umile, costantemente sorridente e con una forza d’animo contagiosa. Sono entusiasta che di seguito possiate leggere come, quando, perché abbia deciso di intraprendere la sua avventura, da sola.

Seguitela sul suo profilo Instagram @iopartosola, vi insegnerà molto.

Commentate sotto all’articolo e fateci sapere cosa pensate, non siate timidi!

Ora la parola passa a Lei:

1. Tu donna, partita sola. Com è stata percepita la tua avventura “solitaria” all’estero nei paesi visitati finora? 

Generalmente bene. Sono partita dal basso e l’impatto con la cultura indonesiana è stato tremendamente bello. L’ossimoro è necessario perché se da un lato il calore e la gioia di questo popolo ti abbraccia l’anima, dall’altro alcuni aspetti estremisti derivanti dall’orientamento religioso possono causare qualche piccolo turbamento. Per capirci, non riuscivano a realizzare che fossi in viaggio da sola. C’era sempre la domanda “chi c’è con te?” nelle varie declinazioni relazionali possibili (amici , fidanzati, mariti, figli addirittura). Ci sono stati momenti in cui ho riso tanto, altri in cui mi sono sentita davvero discriminata. Non tanto a Bali, che è un’isola spudoratamente turistica, ma a Jawa (e parlo della zona est dove il turismo è solo quello relativo alla combo dei vulcani Ijen e Bromo, e la maggior parte dei locali non parla inglese). Lì dove la popolazione islamica va per la maggiore, ci sono state situazioni poco piacevoli, in cui ho dovuto tirare fuori tanta pazienza ma soprattutto tanta forza d’animoNon è facile essere una donna che viaggia da sola, né tantomeno fare in modo che gli altri comprendano il perchè di una scelta così forte, ma so, e da quando ho lasciato tutto per mettermi in viaggio da sola dall’altra parte del mondo ne ho la certezza, che le cose cambieranno. E’ un argomento forte al giorno d’oggi, attuale, e sempre più donne prendono consapevolezza di sé e di ciò che sono in grado di fare. Io sono fiduciosa per il futuro, quel futuro in cui non ci saranno più differenze e saremo tutti, indistintamente dal sesso, viaggiatori. 

Foto di Anna Chiara Rubino, @iopartosola

2. Quale impulso ti ha spinta a partire da sola? È partito più dalla pancia o dalla testa? 

Pancia, ma credo che l’idea fosse dentro alla mia testa da sempre. Era una mattina qualunque, sorseggiavo un caffè nella cucina del mio piccolo appartamento nel centro di Milano. Quello che con una fatica immensa ero riuscita a trovare per me, dopo anni di convivenze e condivisioni. Non so spiegarlo con esattezza ma mi si è rotto qualcosa dentro. E’ come se si fosse aperto uno spiraglio nell’animo che ha lasciato uscire tutto d’un colpo il groviglio di insicurezze che una si fa crescere dentro durante la vita, durante l’esistenza. Mi sono alzata, ho acceso il computer ed ho fatto un biglietto di sola andata per l’Asia. I due anni che avevano preceduto quel momento erano stati i più brutti della mia vita. Anni di morte, di perdite, di cose terribili accadute alla mia famiglia, accadute alla mia persona. Mi sono rimessa in piedi con tanto lavoro, con tanto aiuto ed ho affrontato ogni singolo demone bussasse alla porta. Avevo già viaggiato da sola ,ero già partita, ma era sempre stato un modo per fuggire lontano, per scappare via, consapevole del fatto che gli incubi ti seguono ovunque, e che al ritorno le cose sarebbero state le stesse. Adesso è tutto molto diverso, io sono diversa. Non ho più conti in sospeso con me stessa, ho affrontato tutto. Vago libera nel mondo come il più fortunato degli uccelli e sono, senza esagerare, spudoratamente felice

Foto di Anna Chiara Rubino, @iopartosola

3. Cosa fai nei momenti di malinconia, se ne hai? 

I momenti di malinconia ci sono eccome. La vita in viaggio, full time, è più tosta di quel che si immagina. Sono cresciuta in un piccolo paese del sud, in Puglia, e mi sono trasferita a Milano per proseguire gli studi. Mi manca tutto, tanto, sempre. La mia vita nella grande città e i miei amici. La mia famiglia, la mia bella terra, il mio mare di cui se chiudo gli occhi sento sempre il profumo, sento sempre l’inconfondibile meraviglioso rumore. Tutta questa mancanza però è sopportabile e gestibile se pensata come un piccolo mattoncino dell’esperienza di vita che sto vivendo e delle prospettive future che mi sto costruendoQuando mi sento sola, o malinconica generalmente scrivo. Oppure ogni tanto canto. Entrambe le cose mi aiutano a tirare fuori tutto. Ho imparato, e questa è una grande lezione per ogni donna che viaggia da sola, ad accettare i momenti di down esattamente come quelli di up e a trarre il meglio da entrambi per la serenità delle mie giornate, per la serenità della mia strada. 

4. Il paese che ad ora ti ha lasciato quel quid in più? Perché? 

Questa è una domanda difficile ma fino ad ora l’Indonesia. I posti che ho visto, le avventure che ho vissuto, le famiglie che mi hanno accolto ed il bene che ho fatto con pochi semplici gesti, hanno lasciato dentro di me un segno indelebile. In Indonesia ho avuto la possibilità di vivere davvero la quotidianità della popolazione. Sono stata accolta come una figlia in tante città, in tanti paesini. Ho insegnato inglese, fotografia, ho fatto la pizza per un intero villaggio, sono cose che non si dimenticano, sono cose che ti porti dentro a vita. Nonostante sia stato anche il paese che ho trovato meno sviluppato da tanti ed innumerevoli punti di vista, io c’ho lasciato il cuore. Probabilmente è vero ciò che si dice riguardo al primo amore. L’Indonesia per me è stata la prima, ed io, beh non potrò scordarla mai. 

Foto di Anna Chiara Rubino, @iopartosola

5. Chi ti ha più incoraggiata a partire? 

Devo dire che una volta data la notizia non ha scioccato nessuno più di tanto visto che era una vita che vaneggiavo un progetto del genere, tutti sono stati incredibili nel supportare la mia decisione. Le mie amiche (Giorgia, Chiara e Fiorinda soprattutto) e i miei amici (Michele e Andrea più di chiunque altro). Ma mia madre e mio padre però, ecco loro hanno superato ogni mia aspettativa. Lo stesso duo che otto anni prima mi avevano tolto la parola quando annunciai di voler lasciare il meridione e trasferirmi a Milano per studiare arte, per diventare una fotografa, è diventato il mio più grande ammiratore. Tutto questo senza la fiducia che ripongono in me non sarebbe possibile. Sono e saranno sempre il motore dei miei passi e la benzina dei miei desideri

6. Come ti vedi da qui a tre anni? 

Da qui a tre anni dovrei essere in Sud America in procinto di concludere il mio progetto #iopartosola, o almeno l’inizio del mio progetto, quello che ho, vita che cambia le carte in tavola permettendo, pianificato per ora. In ogni caso mi vedo cambiata, cresciuta, orgogliosa della vita che ho scelto per me stessa. Mi vedo piena di passione per il mio lavoro, con gli occhi ancora in fiamme quando scatto una fotografia o e la mano sporca d’inchiostro che trema per la frenesia nello scrivere. Mi vedo una donna indipendente che ha lottato per se stessa e si è ripresa la sua voce, mi vedo felice

Foto di Anna Chiara Rubino, @iopartosola

7. Piccole anticipazioni/novità per i nostri lettori? 

Che dire, il mio è un viaggio lungo, niente di definito a parte un grande percorso tracciato a matita nella mia testolina matta. Quando l’istinto chiama io rispondo, cancello un pezzo e traccio una nuova linea. E così che funziona per me. Tutto è in continua evoluzione, cavalco l’onda delle opportunità, seguo inesorabile il flusso. Però un piccolo spoiler posso darvelo: ho accettato da poco una proposta meravigliosa fattami da un no profit inglese che ha sede anche in Asia , oltre che in Inghilterra e in Africa. Mi hanno chiesto di dare una mano con l’insegnamento dell’inglese in una piccola scuola e soprattutto con la creazione dei contenuti fotografici per i social, il sito web, e la raccolta fondi che promuovo a favore dei bambini. Sono molto onorata che la mia arte sia stata scelta e molto emozionata per i 2 mesi che mi aspettano in un piccolo villaggio rurale nel nord del Vietnam

8. Il tuo motto. 

Viaggio non perché devo o perché posso, viaggio perché voglio.

Ci vediamo a Luglio con un’altra intervista!

#iopartosola

Gli scatti fotografici di questo articolo sono di Anna Chiara Rubino

Tutti i diritti riservati

Potete seguirla e interagire con lei su:

Instagram: @iopartosola

Facebook: Io parto Sola

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