ELEGANZA HAUTE COUTURE

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Il bello italiano è riconosciuto e riconoscibile, ovunque. Ci sono però luoghi che sprigionano tutta la loro opulenta bellezza in un fugace battito di ciglia. Affreschi, marmi, monumentali lampadari di murano, ampie scalinate, grandi vetrate. Candele sparse lungo la scalinata, ma in un ossequioso ordine. Quel tocco caldo, che ti fa sentire in una fiaba. Aman Venice, Palazzo Papadopoli. Di proprietà, e abitato fino a pochi anni fa, della nobile famiglia Savoia-Arrivabene che oggi ha riservato per sé l’ultimo piano della residenza.
Un’antica dimora nobiliare costruita nel 1550, un moderno e contemporaneo hotel. Il fascino dell’epoca passata incastonato in uno scrigno prezioso, ricolmo di bellezza.
Pranzo al concept restaurant Arva, una vista mozzafiato sul Canal Grande. Chef Dario Ossola in cucina. Una reinterpretazione creativa, mai stonata, della tradizionale cucina veneta. Ca va sans dire che la nostra guida d’eccezione è stato proprio Chef Ossola, executive chef di Arva in Aman Venice. Il suo è un menù che reinterpreta la tradizione, senza mai stravolgerla anzi, arricchendola. Tra i piatti degustati: granceola con finocchio di mare e ravanelli in carpione, cappelletti ripieni di coniglio olive taggiasche e porcellana di mare nonché in finale come dessert un babà al bergamotto rapa rossa e yogurt, il tutto accompagnato dal solo digestivo necessario ossia la bellezza di una cornice così unica, mozzafiato: il Canal Grande.

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Entrare e penetrare le grandi sale, tutte affrescate. Scorgere angoli in cui ancora le grandi e antiche credenze del maestro Andrea Brustolon custodiscono gelosamente le stoviglie. Ammirare i grandi camini. Potersi affacciare dalla finestra di una camera direttamente sul Canal Grande o sul bellissimo cortile interno. Un walking through attraverso un dipinto, una storia ricca di emozioni con voce narrante di chef Ossola.

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Un luogo, il posto giusto per ubriacarsi di bello, sì perché di ebrezza trattasi. Quel brivido d’emozione che percorre la schiena, preciso e profondo. Solcare l’ingresso di Aman Venice è riuscire a scollegarsi temporaneamente da una realtà caotica, lontana anni luce dall’andirivieni costante di turisti e di altri hotel veneziani.
Qui la calma regna sovrana. Qui parla il silenzio ma non un sordo silenzio, a parlare è la bellezza e lo sguardo attento, mai frettoloso delle persone che vi lavorano. Puntuali, discrete, attente e non invadenti. Nei loro volti non manca mai un fugace, ma sempre presente, sorriso. Un accenno, ma di conforto. Qui non si è rapiti dal lusso estremo, certo presente. Qui non si è assuefatti da uno stile pesante e ridondante.
Qui si pranza baciati da una luce naturale. Qui si lancia lo sguardo oltre le grandi vetrate per ammirare in silenzio il fluire delle barche e delle gondole, giù in basso. Vi sentirete protagonisti di una storia, ma di una storia che voi stessi scriverete in quel momento. La trama però rimarrà uguale, per tutti: la bellezza, italiana.

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La sensazione, vivendo Aman Venice, è stata la stessa del passare una mano con tocco leggero, sfiorandolo, sopra ad un drappo di velluto. Un velluto dalle tonalità calde, cortesi. Un velluto non di un rosso qualsiasi, ma di quell’ocra suadente. Un sentirsi avvolti ma mai costretti. La bellezza del diamante ma il fascino dello zaffiro.
Tutto ciò è possibile anche all’estro creativo, che mai stona, di uno dei più famosi hotel designer al mondo: Jean-Michel Gathy. Tutto ciò è però un mondo reale racchiuso nella cornice senza tempo degli affreschi di Giandomenico Tiepolo e ad un’opera attribuita al padre, più famoso Giambattista Tiepolo, nella Suite Alcova Tiepolo. Una stanza, un pezzo d’arte da vivere.
Non sentitevi intimoriti dalla nomea del luogo, entrate anche se in punta di piedi. Piano. Nel cortile interno, un bellissimo giardino su Canal Grande, potrete assaporare anche solo semplicemente un ottimo aperitivo. Per un ape time delicato, non scontato.
Il privilegio di potersi sentire ospiti e di casa in un palazzo da mille e una notte. Dimora di molte personalità del jet set internazionale, ma eccellenza veneziana che tutti dovremmo conoscere. Uno dei più bei palazzi di Venezia, forse (anzi senza forse) il più bell’hotel della città. Un pranzo, una cena, una notte, un’occasione speciale. Aman Venice.

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Ora la parola a Chef Dario Ossola, parlerà della sua cucina, dei suoi sapori e della bellezza di Aman Venice.
1. Chef Dario Ossola e Aman Venice. Quale legame?
Il legame è la passione per la cucina e per la qualità del prodotto. La connessione tra quello che si cucina e ciò che offre la laguna.
2. Venezia, il mare, i suoi frutti. Come idea le sue creazioni?
Il mercato di Rialto è il punto di ispirazione per la ricerca di nuove idee e piatti nonché il luogo per l’abbinamento tra frutta verdura e pesce.
3. Un menu basato su qualità, sostenibilità, stagionalità. Quale il piatto che più vi rappresenta?
Le cicale di mare, le canocchie, i pomodori e i fichi di Sant’Erasmo, la granseola, il carciofo violetto di Sant’Erasmo.
4. Cook The Lagoon, cos’è?
Un concetto che viene ideato da ciò che uno chef può esprimere con gli ingredienti della laguna quindi a km0 ma non solo. Possiamo spingerci anche al limite delle Dolimiti magari per cercare qualcosa di più autunnale quando la laguna riposa e si rigenera. Quindi le castagne, i funghi, la zucca.
5. Arva. Quale il senso profondo?
Decisamene semplicità nel cibo, negli ingredienti e volere che il cliente possa riconoscere cosa contiene il piatto. Il cucinare molto prodotti locali è un nostro must.

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6. La sua cucina in tre parole.
Riconoscibilità, semplicità e genuinità del prodotto.
7. Il market stroll, la spesa quotidiana. Che importanza ricopre la materia prima?
Il cento per cento dell’attività viene svolta con prodotti spettacolari altrimenti non si andrebbe nemmeno a cercarli al mercato di Rialto. Si ricerca per l’appunto il prodotto nel suo apice di stagione, nel suo momento più bello.
8. Palazzo Papadopoli, Aman Venice. Quale evoluzione?
All’apertura ha avuto un trend molto asiatico, dopo ha cercato di avvicinarsi più al territorio. Recentemente anche con un’impronta più “local” ma sempre e comunque incentrato nell’esclusività dei servizi offerti.
9. Aman Venice. Cos’è l’eleganza secondo voi?
L’eleganza è un punto chiave per Aman, non significa apparire al pubblico in maniera sgargiante ma essere bilanciati tra il lusso e la riservatezza. Aman cerca di preservare molto quest’immagine, quindi riconoscibile in tutto il mondo, con assoluta discrezione.

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10. La vostra suite Alcova Tiepolo, i suoi affreschi. La bellezza italiana racchiusa in una stanza. Il lusso può essere veicolo di bellezza tout court?
Certo che sì. E’ la stanza più bella e più affrescata. Seducente.
11. L’affaccio sul Canal Grande. Una città davvero unica, magica. Quale incantesimo utilizzate per i vostri ospiti?
Il servizio denominato “magic service” dove il cliente non si accorge di ciò che lo circonda, del servizio quasi trasparente. Le cose vengono fatte ma non si vede quando. Esserci e non esserci allo stesso tempo.

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12. I proprietari del Palazzo, la contessa Bianca di Savoia Aosta e il conte Gilberto Arrivabene Valenti Gonzaga. Custodi o interpreti di cotanta bellezza?
Interpreti. Custodi anche sì. Due personalità interessanti e interessate alla realtà. Molto presenti. Questa è casa loro, ma senza rancori e gelosia.
Un racconto che narra di eleganza, arte, bellezza autentica. Il finale però potrete declinarlo a vostro piacimento magari con un pranzo o una cena in questo luogo incantato.
Non perdetevi il primo episodio sulla bellezza e l’eccellenza italiana leggendo l’articolo su Hotel Villa Franceschi Relais et Chateaux della Famiglia Dal Corso.
Al prossimo racconto che parlerà di bello, con un soffio di brezza marina.
Link utili:
AMAN RESORTS, HOTELS&RESIDENCES
Gli scatti fotografici di questo articolo sono di Tomas Sanvido
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