(RI)PARTIRE DAL MADE IN ITALY: DONNAFUGATA

Donnafugata nasce in Sicilia dall’iniziativa di una famiglia che con grande passione ha innovato lo stile e la percezione del vino siciliano nel mondo. Gabriella con il marito Giacomo Rallo scomparso nel 2016 sono stati pionieri coraggiosi e propensi all’innovazione nonché portabandiera della viticoltura di qualità in Sicilia. Gabriella, curiosa e raffinata, è autrice ed ispiratrice delle rivoluzionarie etichette di Donnafugata.

Il nome Donnafugata fa riferimento al romanzo di Tomasi di Lampedusa il Gattopardo. Un nome che significa “donna in fuga” e si riferisce alla storia di una regina che trovò rifugio in quella parte della Sicilia dove oggi si trovano i vigneti aziendali. Una vicenda che ha ispirato il logo aziendale: l’immagine della testa di donna con i capelli al vento che campeggia su ogni bottiglia.

Credit Donnafugata Photo Fabio Gambina

Durante la delicata fase iniziata a marzo 2020 per causa dell’epidemia da Covid19 Donnafugata non si è mai fermata. Lavorando nella filiera agroalimentare l’azienda è considerata attività essenziale: in vigna ed in cantina sono proseguite tutte le principali attività, garantendo tutti gli elementi di sicurezza e distanza previsti dalle direttive. L’azienda ha presidiato, lavorando da casa, tutti i servizi essenziali, dall’amministrazione alla logistica, dal marketing al commerciale. Sono inoltre stati intensifcati moltissimo la collaborazione a distanza, sia tra chi appartiene ad un ambito, sia tra le diverse funzioni aziendali. Lo smart working, per certi versi, ha portato ad essere ancora più allineati e a condividere con maggiore frequenza ed efficacia il lavoro e i progetti presenti e futuri, anche in vista della fattiva e attuale ripartenza delle attività del Paese.

Quello che a malincuore è stato invece sospeso da marzo sono state le visite e le degustazioni nelle cantine, principalmente a Marsala e a Randazzo sull’Etna.  Donnafugata ogni anno accoglie circa 11 mila visitatori e per l’azienda l’enoturismo è un’opportunità straordinaria di incontro con i fan e gli appassionati. Da ora però è possibile riattivare l’enoturismo, sfruttando gli ampi spazi verdi esterni alle cantine che potranno essere allestiti per le visite e le degustazioni.

Credit Donnafugata Photo Fabio Gambina

Il Coronovirus, anche dopo l’esaurirsi della pandemia, produrrà dei cambiamenti profondi dello stile di vita delle persone, in tutte le nazioni. Il valore Italia nel mondo è fatto da un sistema identitario profondamente legato alla cultura e al modo di essere degli italiani.  Oggi  – ed è questa la sfida – va ripensato in una modalità nuova che non deve pregiudicare il valore della tradizione ma aprirlo fondamentalmente a tre idee chiave di riorganizzazione della società: sostenibilità e vivibilità delle persone nella natura, rivedendo profondamente il rapporto con il territorio; la digitalizzazione come strumento di condivisione e sviluppo di una nuova economia che però deve preservare il valore e l’unicità dei nostri valori e dei nostri prodotti; e, non meno importante, la valorizzazione dell’esperienza che il “vivere italiano” può dare dai consumi sino alla fruizione del territorio, integrando porzioni di territorio che esprimono vocazioni specifiche.

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Artigianalità, identità, autenticità devono essere i fattori distintivi di una “rinascita italiana” del post coronavirus. Ma il Paese tutto, classi dirigenti, imprese e lavoro, devono avere una nuova consapevolezza di ciò che siamo e di cosa dobbiamo essere, risolvendo criticità che non abbiamo mai risolto.

Credit Donnafugata Photo Anderson

Guardando più in particolare al futuro del vino di qualità, Donnafugata sostiene che le soluzioni debbano riguardare soprattutto la vastissima filiera che va dalle aziende vinicole ai ristoranti, dai wine bar agli alberghi.  In tanti, oggi, capiscono che il ritorno ad una normalità sarà molto graduale e lungo, sino a quando ci saranno le disposizioni di distanza sociale e tutti gli accorgimenti necessari a garantire in sicurezza.  

Se i turisti avranno difficoltà a viaggiare in sicurezza, se i consumi fuori casa e le attività della ristorazione dovranno giustamente adeguarsi alle norme sul distanziamento sociale, gli operatori economici faranno grande fatica a far quadrare i conti. Ci vorranno aiuti e compensazioni pubbliche per tutti Donnafugata come tutti gli operatori economici del Paese spera che anche l’Europa, tra finanziamenti e sussidi a fondo perduto, faccia al meglio la propria parte. Ma questo è il primo livello di risposta. Occorre pensare a come si trasformerà il mondo.

Credit Donnafugata Photo Fabio Gambina

Si deve analizzare con accuratezza la fase che stiamo affrontando, cercando di dare risposte non solo alle esigenze dell’oggi, ma anche a quelle del domani. Donnafugata produce e lavora su territori caratterizzati da contesti vitivinicoli straordinariamente importanti: Pantelleria, l’Etna, Marsala, il territorio di Vittoria e quello di Contessa Entellina nel cuore della Sicilia sud occidentale. Una produzione di qualità che è stata accompagnata da un’eccellenza che Donnafugata e altre aziende leader hanno messo in campo a 360 gradi, dal mercato alla comunicazione. Altro fattore decisivo su cui il sistema vino siciliano si sta distinguendo – ma è un’impronta che coinvolge tutto il vino italiano di qualità – riguarda i temi della sostenibilità e del mantenimento della biodiversità dei territori, facendone uno dei fattori di successo, insieme alla cultura delle comunità e al patrimonio storico e naturale che li caratterizza. 

Ebbene, questo percorso virtuoso non deve essere compromesso. Occorre dialogo e capacità di ascolto da parte della politica e delle istituzioni. Bisogna ripensare i modelli, ad esempio quello del turismo e dell’esperienza del soggiorno in Sicilia come in Italia, in campagna come in città, al mare come nei centri stori e nelle città d’arte. Dobbiamo guardare alla qualità dell’esperienza turistica  ed essere capaci di trasformare nel tempo, il ricordo in un innamoramento. 

Credit Donnafugata Photo Fabio Gambina

Tutti noi dobbiamo capire che il territorio e le comunità sono un valore, come il capitale e la forza lavoro. Dobbiamo rispettare questi valori per risorgere da questa situazione. Il PIL non può essere l’unico elemento di valutazione per un Paese straordinario come l’Italia, basti pensare solo al nostro patrimonio artistico o al giacimento culturale legato alla gastronomia e alla sua diversità. Così accade anche nel vino e per tanti altri prodotti del made in Italy.

Il “fatto in Italia” risorgerà, più forte di prima, se riusciremo ad averne pienamente consapevolezza e a difenderne l’unicità, il valore delle imprese e le persone che ne sono alla base. Il nostro fatto a mano, che premia la qualità, la tradizione, l’identità dovrà cimentarsi con nuove modalità distributive e di rapporto – anche culturale – con le persone che devono disporre delle giuste informazioni per riconoscerne il valore. Il miracolo italiano del dopo guerra fu fatto da un sistema produttivo e da un sistema sociale e politico che ha condiviso un disegno comune per il Paese. Con lo stesso spirito di concordia e di cooperazione per potremo generare un secondo miracolo italiano, perché il mondo ci ama, ama i nostri prodotti, la nostra cultura, il nostro modo di vivere. 

Una raffinatezza che solo la Sicilia e l’ “essere siciliani” riesce però a trasmettere e tramandare.

Buon viaggio!

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Illustrazione a fondo pagina: © Violetta Pouedras

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