Waby restaurant: japanese food experience è una delle novità nel panorama culinario internazionale milanese. Aperto nelle primavera del 2022 stupisce per l’eclettico design degli interni e per quella sensazione di essere seduti al tavolo di un ristorante ma al contempo tra le mura di un museo d’avanguardia. L’intero progetto del ristorante è firmato da Maurizio Lai, architetto, scenografo e designer. La luce avvolge grazie alle meravigliose lampade e ai metafisici giochi di luce ma soprattutto anche per la grandiosa luce naturale dalle vetrate. Grandioso il bancone del sushi che appare nella sala principale come il protagonista davanti al quale tutto scorre sembrando quasi voler dettare i ritmi dei commensali.









Un cucina dinamica, a tratti d’avanguardia. Wabi-sabi in giapponese traduce la “bellezza imperfetta”, quella del Fiore di Loto – stilizzato dallo studio Cacao Design- che rappresenta il logo del nuovo ristorante nipponico Waby Restaurant situato in una traversa di Corso Como, ai piedi dei grattacieli di Porta Nuova. Il progetto nasce dall’idea di Matteo Zhu, giovane figlio di una famiglia originaria dello Zhejiang, dedita in parte all’attività di import-export e in parte a quella della ristorazione.

Matteo Zhu supervisiona personalmente la scelta della materia prima, mantenendo una qualità senza compromessi (tonno rosso Balfegò, caviale Kaluga Amur, riso giapponese Tamanishiki – una dele varietà più pregiate, prosciutto iberico Pata Negra 5 J, solo per fare qualche esempio), e partecipa in prima persona alla costruzione della carta, nella quale ai classici della cucina giapponese si affiancano le creazioni, piatti più ricercati e strutturati.
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Per la formula del pranzo d’affari la proposta di Waby restaurant prevede diverse eleganti Bento Box (secondo l’uso dei businessmen giapponesi). Ampia la scelta dal più semplice Hoseki Don (15 dei tesori più freschi del mare, serviti su letto di riso, zenzero, wasabi e di soia in una raffinata scatola in legno) alla intrigante Una-Ju con anguilla cotta su carbonella, tsukemono di cetriolo e riso; fino alla carne di wagyu del Wagyu Don (manzo di Wagyu scottato su carbonella, verdure di stagione, riso, wasabi e soia).
Per Viacolbento:
Samurai stick: stick di gamberi con edamame avvolti in pasta croccante e salsa piccante. La marcia giusta per cominciare.

Hotate Iberico: millefoglie di capasanta, jamon iberico, jalapeno coriandolo ,salsa di miso yuzu con dressing al coriandolo. Il piatto che più ha meravigliato occhio e palato.

Sake Karashi: sashimi di salmone scottato, asparagi al vapore, uova di salmone salsa Karashi sumiso. Sapore intenso e palato appagato.
Nigiri selection: il tutto magistralmente eseguito. Non vorremmo peccare di superbia ma l’esperienza preso Waby vale tutto per il nigiri magistralmente eseguito.

Hamachi jalapeno: ricciola, avocado e jalapeno. Ingredienti che non perdono identità ma riescono ad unirsi in uno sposalizio di gusto non facile da ritrovare.

Wagyu: ravioli al wagyu e tartufo. Sofisticato abbinamento senza intoppi.

Robata Yakitori (che significa “focolare”): pollo caramellatto e cipollotto. Qui l’effetto scenico fa buon gioco ma forse ciò che ci ha entusiasmati di meno.

Dal personale di sala traspare una forte volontà di fare bene anche se permeata da alcuni tratti di rigidità e forse manchevole di quella formale scioglievolezza necessaria per ambire a grandi obiettivi nel breve termine. La cucina è fluida, molto sicura e a nostro avviso forse capace di osare anche con quel tocco in più che possa e voglia fare davvero la differenza. Waby restaurant: japanese food experience ha tutte le carte in regola per affermarsi come uno dei protagonisti della scena gastronomica milanese.
Buon appetito.
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