(RI)PARTIRE DAL MADE IN ITALY: AMARELLI LIQUIRIZIA

L’azienda Amarelli Liquirizia produce liquirizia dal 1731. Una realtà che ha vissuto e continua a vivere le conseguenze di questa terribile esperienza collegata alla pandemia. Amarelli Liquirizia vanta esperienze di ogni genere durante i secoli di storia passati come le guerre violente che hanno sconvolto l’Italia e l’Europa e poi la tragedia di due guerre mondiali. Il tutto intervallato da grandi crisi economiche, quella post unitaria, il grande crollo del 1929 e l’ultima del 2007 della quale perdurano ancora gli esiti negativi. La Calabria, e in particolar modo la costa ionica, è stata inoltre sconvolta in passato da terremoti terribili. Non ci si aspettava certo di dover affrontare, nel terzo millennio, una epidemia così virulenta.

Allenati alla capacità di adattamento maturata per centinaia di anni e fortificati dalla appartenenza all’associazione più esclusiva del mondo ( Les Hénokiens,  che raccoglie poco più di 40 aziende in tutto il globo che hanno oltre due secoli di vita ), Amarelli Liquirizia ha maturato una notevolissima resilienza. In questi mesi di tempo sospeso si è mantenuto vivo l’interesse sui prodotti e sul museo. Per rendere possibile questo è stato fondamentale il web.

L’ampio utilizzo dei social ( in particolare Facebook e Istagram) ha fatto in modo di reagire alla chiusura obbligata degli shop. Di conseguenza si sono potenziate le vendite online anche con un sito dedicato , shop@amarelli.it e con offerte particolarmente allettanti. Mezzo di diffusione è stata la community fidelizzata e la Amarelli card. Ora come ora Si continua a seguire l’evoluzione della situazione pur nella consapevolezza responsabile che non sarà niente come prima. Tutti dovremo adeguarci a nuovi modelli, oltre ovviamente ad adottare prontamente le giuste prescrizioni precauzionali a tutela della salute pubblica. 

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Mai come in questo momento Amarelli Liquirizia desidera rinforzare il saldo rapporto con il territorio. Una missione che riuscirà però offrendo continuità ai collaboratori, fornitori e all’indotto in genere. L’intento aziendale è di mantenere e vivificare il circolo virtuoso del quale l’azienda fa parte. La strategia prevede la presenza della Famiglia socia unica dell’azienda come fulcro di uno sviluppo sostenibile e baluardo culturale,  nella consapevolezza che solo da questi due pilastri si ricostruisce un  futuro duraturo. 

Il “fatto in Italia “, il bello e il buono sono destinati non  solo a sopravvivere ma paradossalmente a diventare elemento trainante. I valori assumono un ruolo preminente, ci si rende conto che spesso si insegue un vuoto e arido profitto, dimenticando di valorizzare le risorse del nostro Paese. Risorse queste che sono uniche sia dal punto di vista delle persone sia dal lato delle risorse materiali. Stiamo riscoprendo il genio italiano e la nostra capacità di saper reagire alle avversità e, se avremo un quadro istituzionale più incisivo e più decisamente rivolto a uno sviluppo vero, ne usciremo vincenti. Dobbiamo seguire l’esempio della ricostruzione post bellica. Dopo la seconda guerra mondiale un grande presidente di Confindustria affermò con forza che la ricostruzione del nostro Paese doveva iniziare dalle fabbriche prima che dalle case.

Grazie Pina Amarelli per averci fatto ri- scoprire la storia e la resilienza di questa grande e antica azienda del Made in Italy, vanto tutto italiano.

Buona scoperta e buon viaggio!

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Illustrazione a fondo pagina: © Violetta Pouedras

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